Paesi da costruire


Quando, qualche mese fa, io e Carla abbiamo scelto di organizzare una viaggio in Croazia ad Agosto, non pensavamo di essere degli sciocchi inconsapevoli.

Come per la Sardegna un anno prima, sapevamo di aver scelto una meta molto frequentata dal turismo di massa, soprattutto in alta stagione.

Al tempo stesso, eravamo convinti che disegnando un itinerario naturalistico e culturale (vedi mappa in apertura) in qualche modo saremmo riusciti a tenerci lontani dalla folla, come effettivamente era successo sull'isola sarda.

Purtroppo, così non è stato.

Il castello di Miramare

Una casetta sull'isola di Krk

Centri storici, aree archeologiche, castelli, parchi naturali, TUTTO è ugualmente preso d'assalto da una fiumana incontenibile di turisti di varie nazionalità, perlopiù inconsapevoli di dove si trovano, spesso poco interessanti a quanto li circonda (se non come sfondo per i selfie) e in alcuni casi maleducati e irrispettosi delle regole presenti.

In un paio di giorni abbiamo capito che l'unico modo per riuscire a vedere i posti splendidi che, nonostante tutto, la Croazia ha da offrire, era svegliarsi all'alba e scappare prima di mezzogiorno, evitando la calca peggiore.

Questa deprivazione del sonno ci ha regalato delle giornate molto lunghe, innumerevoli caffè e il tempo per provare a riflettere su quanto ci circondava.

Il castello di Drvenik

Escludendo alcune meritevoli eccezioni (Sibenik e Pula), tutto ciò che abbiamo visitato in Croazia ci è sembrato gestito con una sola logica: guadagnare il più possibile qui e ora.

I beni culturali (castelli, fortificazioni, chiese) sono a pagamento, privi o con poche informazioni per il turista interessato e spesso trasformati in attività commerciali vere e proprie.

Non parliamo poi dei parchi naturali, gestiti in sostanza come dei parchi divertimento: migliaia di ingressi al giorno, battelli, autobus, ristoranti, bar, negozi di souvenir... non oso immaginare l'impatto di tutte queste attività umane su aree considerate protette, se non addirittura patrimonio dell'umanità.

La chiesa di San Donato a Zara

In generale, la sensazione è che i croati vedano i turisti come dei sacchetti di kune ambulanti, da svuotare il più rapidamente possibile, con cui interagire il minimo necessario e a cui non serve dare troppo informazioni.

Al tempo stesso, ci è sembrato che il turista medio non faccia nulla per contraddire questa visione, anzi, che vada in Croazia per spendere poco, mangiare tanto, fare vita da spiaggia e, quando si annoia, andare a farsi qualche foto davanti alle rovine di non si sa bene cosa o sopra alle mura di Game Of Thrones.

Il mausoleo di Diocleziano a Spalato

Pensando alla storia recente della Croazia, alcuni aspetti negativi appaiono comprensibili se non addirittura inevitabili.

Usciti in qualche modo dalla guerra e dai totalitarismi, i croati si sono ritrovati con un paese ferito, senza infrastrutture, senza economia e probabilmente senza un'identità culturale ben definita.

Il capitalismo più sfrenato si era già diffuso in Europa e i croati ne sono stati contagiati, o per meglio dire invasi. Forse pensavano, e pensano tutt'ora, di non avere molte alternative.

Ma proprio questo è stato ciò che mi ha perplesso di più durante il viaggio: la mancanza di un'alternativa.

La cinta muraria pentagonale di Ston

Credo che il turismo possa e debba essere un fattore trainante dell'economia di un paese, al tempo stesso ritengo che un turismo consapevole e sostenibile sia possibile, anzi, necessario, e di sicuro non è non quello che sta succedendo in Croazia.

Le aree naturali sono sottoposte ogni giorno a una pressione antropica spaventosa, che avrà delle conseguenza in pochi decenni, se non prima. I centri storici si stanno spopolando, svuotati di abitanti e significato e riempiti di bar e ristoranti. Lo scambio culturale tra croati e viaggiatori è minimo, quando non completamente inesistente.

Serve un cambio di direzione e, per quanto sia ovvio che sarebbe necessaria una modifica dell'OFFERTA che solo i croati possono fare, forse potremmo iniziare a riflettere sulla nostra DOMANDA e chiederci se quello che troviamo in Croazia è davvero ciò che desideriamo da un viaggio.

Le mura di Dubrovnik

L'anfiteatro di Pola

È una riflessione che interessa anche la città in cui vivo, Lecco, sospesa tra un passato industriale che pian piano svanisce e un futuro turistico che ancora va creato, in modo intelligente, consapevole e sostenibile.

Anche qui la situazione non mi sembra rosea e la logica dietro molte scelte non differisce granché da quella croata, ma proviamo a rifletterci sopra e imparare da quanto vediamo quando viaggiamo, cercando di tornare a casa arricchiti e non solo divertiti e riposati.

Così forse in futuro le cose potranno essere migliori: per chi ospita, per chi viaggia e per il territorio.


P.S. Nonostante la folla, i luoghi che abbiamo visitato sono davvero splendidi. Non sempre la situazione era ideale per fermarsi qualche minuto e fare un disegnino, ma qualcosa sono riuscito a fare e lo potete vedere nelle foto di questo post. Ho aggiunto delle brevi didascalie per permettere a chi fosse interessato di saperne di più.